Coronavirus e Sicurezza sul lavoro Dlgs 81/2008

Allarme Coronavirus in Italia

Coronavirus apre le porte al lavoro agile in Italia, la soluzione flessibile che fa lavorare le aziende tutelando la sicurezza sul lavoro dei dipendenti

Premessa

Dopo la Cina e la Corea Del Sud, l’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di contagi del Nuovo Corona virus, che in pochi giorni ha creato il panico a livello mondiale.

Ristoranti vuoti, supermercati pieni. Scuole chiuse, eventi cancellati, ambulatori e strutture sanitarie presi d’assalto. La borsa di Milano è in forte calo, la quotazione del petrolio scende, e l’oro sale a dismisura. Panico? Psicosi? Come possono le aziende italiane evitare il blocco dell’attività tutelando la salute dei propri dipendenti e la sicurezza sul lavoro?

La soluzione c’è, te lo spiego in questo articolo.

Cos’è il Coronavirus in due parole

Il nome Coronavirus nasce dalla caratteristica forma circolare osservato al microscopio: si tratta di un virus RNA a filamento positivo che assume sembianze simili ad una corona.

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus causa di svariate malattie, dal comune raffreddore, a malattie gravi come la SARS (sindrome respiratoria acuta grave). Sono stati scoperti negli anni ’60, infettano gli uomini ed alcuni animali, come uccelli e mammiferi.

Ad oggi 7 sono i tipi di coronavirus conosciuti, più o meno comuni, in grado di infettare l’essere umano. Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.

Qual è la novità? Covid-19

Wuhan, Cina, dicembre 2019: un nuovo ceppo di Coronavirus (nCoV), mai identificato prima nell’uomo, manda in tilt mezzo mondo.

Gli esperti dell’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV), che si occupa della designazione e della denominazione dei virus, lo hanno battezzato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), ovvero sindrome respiratoria acuta grave. Il virus è fratello di cov-SARS, all’origine dell’epidemia di SARS del 2003.

L’11/02/2020 l’OMS ha dato origine al nome della malattia causata dal nuovo virus ovvero COVID-19, in cui CO sta per Corona, VI per virus, D per deasese, 19 per l’anno 2019 in cui il virus si è palesato appunto.

Laboratorio di studi epidemiologici

I sintomi e le modalità di trasmissione

L’infezione da Coronavirus presenta dei sintomi variabili, che si possono manifestare in maniera più o meno grave, simili al comune raffreddore: di solito febbre, tosse, difficoltà respiratorie, mal di gola. Possono degenerare in polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale, e persino morte.

I pazienti colpiti in Italia sono  270, di cui 7 casi di morte e una persona guarita, dati aggiornati al 25.02.2020. L’epicentro è tra Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, il cuore economico del Nostro Paese.

Le persone più esposte al rischio di contrarre il virus e a complicazioni sono gli anziani, e le persone affette da diabete e malattie cardiache.

Come puoi distinguere il coronavirus dall’influenza? I sintomi sono molto simili, seppur causati da virus differenti, quindi se i sospetti cominciano ad essere tanti, la cosa più sensata, nonché consigliata dal Ministero della Salute è compiere degli esami di laboratorio che appurino la presenza o meno del virus.

L’incubazione, ovvero il tempo che intercorre fra il contagio e la manifestazione del sintomo, è compreso fra 2-12 giorni, ma si può arrivare fino ad un massimo di 14 giorni. Ecco perché i casi di sospetto contagio vengono sottoposti ad una quarantena con sorveglianza attiva per due settimane, anche in assenza di sintomi.

Alcuni Coronavirus, fra cui il nuovo tipo, si trasmettono da persona a persona principalmente mediante le vie respiratorie, attraverso il contatto stretto con una persona malata.

  • Con la saliva, tossendo e starnutendo
  • Con contatti diretti personali
  • Con le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi
  • Rari i casi di contagio tramite contaminazione fecale

Quello che genera più ansia e preoccupazione è la definizione di “contatto stretto”.

Non preoccuparti, il Ministero della Salute ha chiarito anche questo: non parla di maniglie di autobus, sedili della metro e affini, bensì di persone che siano state faccia faccia e/o nello stesso ambiente chiuso con un caso sospetto o confermato di COVID-19, o ancora chi vive nella stessa casa di un caso sospetto o confermato di COVID-19.

Ultimo, ma non ultimo: chi ha “viaggiato in aereo nella stessa fila o nelle due file antecedenti o successive di un caso sospetto o confermato di nuovo coronavirus, compagni di viaggio o persone addette all’assistenza, e membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto”, specifica il Ministero della Salute.

Per riassumere: il mezzo di trasmissione per eccellenza sono le goccioline del respiro, pertanto tosse e starnuti da parte di persone infette sono il principale motivo di contagio.

Questo è quello che ad oggi gli enti preposti sanno, ma gli studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus.

Ragazza che starnutisce

Alla luce di quanto detto sopra, tutti coloro che svolgono lavori a contatto col pubblico sono esposti al contagio più degli altri, e visto che si tratta di una malattia nuova, non esiste ancora un vaccino.

I tempi per realizzarlo si stima non siano inferiori ai 12 mesi; è basilare proteggersi efficacemente dal contagio.

Cosa fare se hai un’azienda? Smart working è la risposta

Cosa succede nel mercato? Momento di panico delle aziende italiane. La borsa crolla. I dipendenti hanno paura.

Cosa puoi fare per proteggere il tuo business e garantire sicurezza sul lavoro ai tuoi dipendenti?

Riposi, malattia, ferie, sono sempre strumenti validi, certo, ma c’è di più.

Ecco la soluzione più tutelante per aziende e dipendenti, semplice, economica, abbastanza efficace in questa prima fase di contenimento del contagio: il lavoro agile.

Lo stabilisce il DCPM del dl 23 febbraio 2020 n. 6 (misure urgenti sul coronavirus), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale: la modalità di smart working è già applicabile in via automatica, fin da subito, senza alcun tipo di burocrazia né accordi o richieste particolari. Le tematiche dell’obbligo assicurativo e della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, sono state delineate con la Circolare INAIL 48/2017

Il lavoro agile nasce nel mondo anglosassone come Telecommuting, in Italia arriva ben più tardi incarnando l’evoluzione del Telelavoro, da cui differisce perché la prestazione lavorativa viene svolta sia presso i locali aziendali che all’esterno, presumibilmente a casa propria.

Il telelavoro invece, si configura come un lavoro svolto di base da casa, con giornate di lavoro in azienda abbastanza sporadiche, in media una volta a settimana.

L’altro aspetto che distingue le due forme di lavoro, se pur molto vicine, è il diritto alla disconnessione, presente solo nel lavoro agile. Negli accordi stipulati fra azienda e dipendenti devono essere presenti delle misure tecniche e organizzative che assicurino la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro.

Dipendente impiegata nel telelavoro

L’iter di approvazione in Italia è iniziato nel 2014 e ha trovato una forte spinta nel 2016 all’interno della riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act.

Dopo un lungo iter parlamentare, il 13 giugno del 2017 è stata promulgata la Legge 81 (Testo unico sulla sicurezza sul lavoro) che negli articoli 18 – 24 disciplina l’articolazione del lavoro flessibile, nel pubblico e nel privato.

Il lavoro agile è una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.”

Autonomia, flessibilità, maggiore senso di responsabilità nel raggiungimento di obiettivi e risultati sono le caratteristiche dello smart working.

Il lavoratore aumenta sensibilmente la propria capacità di conciliare vita e lavoro.

In questo momento di forte allarmismo sanitario, il lavoro agile mette il dipendente nelle condizioni di lavorare, salvaguardando la propria produttività e quella dell’azienda, tutelando la salute, grazie ad una riduzione più che sensibile dell’esposizione al rischio di contagio.

La modalità di lavoro smart, è particolarmente inclusiva, in quanto riesce a coniugare le necessità dell’azienda, e quelle di alcune categorie di lavoratori con particolari esigenze di flessibilità oraria, ad esempio per motivi di salute o per esigenze personali, pensa a neo-genitori e studenti.

Le dieci regole del Ministero della salute

Nelle ultime 48 ore la situazione ha subito un’evoluzione notevole, ma non è degenerata. Oltre alla misura sopra descritta del lavoro agile, restano ferme le indicazioni promosse dal Ministero della Salute e dall’Istituto mondiale della sanità in un apposito decalogo:

  1. Lavati spesso le mani
  2. Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  3. Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
  4. Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
  5. Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
  6. Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  7. Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate
  8. I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
  9. Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus
  10. In caso di dubbi non recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112

Conclusione

Il Nuovo Coronavirus è stato certamente un fulmine a ciel sereno, per l’Italia, e per tutto il mondo.

I decessi sono stati numerosi, anche se in Italia si possono quasi contare sulle dita di una mano.

L’impegno per prevenire il dilagare del contagio deve essere unanime e passa anche dalla responsabilità di imprese, dipendenti, e cittadini in genere, nessuno escluso.

I comportamenti devono essere corretti rispetto a quanto indicato dalle misure raccomandate, e il lavoro agile rappresenta una di queste.

Ma non è solo un modo per arginare il contagio, una misura di protezione personale e del proprio business, è certamente una opportunità per sperimentare in maniera più massiccia, non solo da parte delle grandi aziende, una modalità di lavoro fino ad ora abbastanza sottovalutata, vista quasi con diffidenza.

Sarà questa occasione, certamente non positiva, a dare avvio ad un utilizzo più diffuso e regolare dello smart working anche in Italia?